martedì 26 gennaio 2010

Caterina sta per partire per Imperia

GIUGNO 2009
Finalmente la nomina a Commissario per la Dottoressa Caterina Ruggeri. Destinazione: Imperia.
Prima di partire Caterina decide di salutare in maniera adeguata Stefano. Con un vestitino molto succinto, si recherà nella sua clinica con la scusa di far controllare Furia che dovrà affrontare il lungo viaggio fino in Liguria. Finalmente Stefano cederà al suo fascino e faranno l'amore insieme per un intero pomeriggio.

sabato 9 gennaio 2010

La Dottoressa Caterina Ruggeri

LUGLIO 2008
Caterina a 37 anni si laurea in Giurisprudenza con la tesi su "Sette esoteriche e crimini perpetrati dai loro adepti". La criminologia è un settore che l'ha sempre affascinata, seconda solo alla passione per i cani. Prendendo spunto dall'episodio delle "Bestie di Satana", Caterina si mette a studiare le sette esoteriche con l'impegno e la passione propria di qualsiasi cosa lei si metta in testa di fare. Riuscirà a mettere insieme dell'ottimo materiale per la sua tesi, che ripercorre le origini delle sette dalla notte dei tempi, la persecuzione degli adepti da parte della Chiesa, che condannò al rogo molti di loro con l'accusa di eresia o stregoneria, fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui ancora in nome di queste sette si commettono atroci delitti. Riti Satanici, Messe Nere e quanto professato dagli adepti viene descritto con una semplicità e una proprietà di linguaggio da Caterina nell'esposizione della sua tesi, che la commissione esaminatrice si complimenterà con lei, otterrà il massimo dei voti, 110 e lode, e vedrà la pubblicazione della tesi stessa su una rivista specializzata in criminologia.

giovedì 31 dicembre 2009

Ispettore Capo Caterina Ruggeri



APRILE 1995


Dopo aver scoperto un traffico internazionale di droga in transito per il porto di Ancona, Caterina viene promossa al grado di Ispettore capo ed entra definitivamnete nelle grazie del Questore, che le affiderà l'incarico di Responsabile del costituendo Distaccamento Cinofilo della Polizia di Stato presso l'aeroporto R. Sanzio.
"Qualche giorno dopo, il questore mi convocò nel suo ufficio per farmi le sue congratulazioni: "Complimenti, Ruggeri, grazie al suo intuito abbiamo fatto un gran bel lavoro e al Ministero si sono complimentati con noi; ho già firmato la proposta per il suo avanzamento di grado a Ispettore capo. Inoltre abbiamo scoperto che Carli stava facendo di tutto per insabbiare le proposte e i fondi che arrivavano dal Ministero per il progetto del gruppo cinofilo. Ora che Carli non c'è più, proporrò che la responsabilità del progetto passi direttamente sotto la sua direzione: potrà disporre dei fondi come meglio crede, scegliere come costruire la struttura, ma soprattutto scegliere i cani e gli uomini. Da parte mia la proposta è di lasciare il porto completamente alla Guardia di Finanza, che già controlla la dogana, mentre noi ci riserveremo uno spazio all'aeroporto Raffaello Sanzio, in quanto dall'anno 2000 sarà potenziato e noi potremmo rientrare nel progetto di potenziamento stesso. Che ne dice?" "Grazie, Dottore, ma non credo di meritare tutto ciò", dissi timidamente, abbassando lo sguardo, "ho fatto solo il mio dovere!"
"Suvvia, niente false modestie! E poi c'è dell'altro: prima cosa, i prossimi giorni convocherò una conferenza stampa e sarà lei stessa a rispondere ai giornalisti su come ha condotto l'operazione. Seconda cosa, sabato sera è invitata a cena a casa mia: mia moglie è un'ottima cuoca e non accetto rifiuti!" Dopo aver conosciuto le glorie della cronaca e conquistato le prime pagine di almeno due giornali locali, mi preparai per la cena a casa del questore, il che sinceramente mi preoccupava più che rispondere ai giornalisti. Il questore, il quasi sessantenne Dr. Ianniello, abitava in una villa fuori Ancona, su una collina che dominava il centro abitato. Una splendida coppia di Doberman dal pelo lucidissimo mi venne incontro non appena mi presentai al cancello: feci ai cani alcuni complimenti e con due carezze conquistai la loro simpatia. "E' raro vedere una persona che abbia un feeling così profondo per i cani: credo proprio che lei porterà avanti egregiamente il suo nuovo incarico." Mi presentò la moglie, una donna un paio di anni più giovane di lui, nella quale scorsi subito un lampo di gelosia nei miei confronti nello sguardo. Sono sempre stata una persona all'apparenza timida, ma quando devo dire qualcosa non ho freni sulla lingua, così anche in quell'occasione partii con una delle mie battute, a dir poco insolenti: "Non si preoccupi, Signora, non insidierò suo marito, né ora, né mai: ha l'età giusta per poter essere mio padre e non credo proprio di voler essere la sua amante." Pensai che quella frase sarebbe stata la mia rovina, invece i due si misero a ridere e mi invitarono a sedermi a tavola: da quel giorno sarei stata trattata dai due, che non avevano avuto figli, come la loro figlia adottiva."
LUGLIO 1997
A caterina viene dunque affidato l'incarico di progettare e realizzare il Distaccamento Cinofilo: sarà un impegno che costerà tempo e fatica a Caterina, ma che riuscirà a realizzare nel giro di un paio di anni.
"Ci vollero almeno altri due anni per mettere in piedi il distaccamento cinofili presso l'aeroporto Raffaello Sanzio. Prendemmo una parte di terreno che era stato di pertinenza dell'Aeronautica Militare, che stava sbaraccando completamente per lasciar posto all'aeroporto civile. Siccome avevo carta bianca, feci costruire l'insediamento esattamente come l'avevo in testa: dodici box chiudevano su tre lati un ampio campo di addestramento. Il quarto lato era occupato dalla palazzina dei servizi, ricavata da un vecchio edificio usato dall'Aeronautica: a piano terra avevo fatto realizzare un'attrezzata infermeria per i cani, con tanto di apparecchio radiologico, ecografo, fornito armadietto di medicinali, nonchè una sala chirurgica per gli interventi d'urgenza; poi c'erano un paio di stanze per il disbrigo delle pratiche amministrative, mentre al piano superiore avevo fatto ricavare l'alloggio per me, una stanza da letto, un bagno e una piccola cucina. Avevo infatti intenzione di dedicarmi non a tempo pieno, ma pienissimo al mio lavoro, anche in considerazione del fatto che ero sempre più convinta che mai mi sarei legata ad un uomo.
I cani li andai a scegliere personalmente nel centro cinofilo della Polizia di Stato a Nettuno, vicino Roma, dove avevo fatto a suo tempo il corso di addestramento, e in quello della Guardia di Finanza a Castiglione del Lago, sul Lago Trasimeno. Volevo dei cani perfettamente addestrati e volevo coprire tutte le specialità possibili: scelsi due Pastori Tedeschi come cani antidroga, altri due Pastori, affiancati da un Rottweiler come cani antisommossa; per la ricerca di persone sotto le macerie e sepolte da valanghe e slavine, e quindi destinati ad interventi di protezione civile, scelsi una coppia di Labrador Retriever e un Samoyedo; come cani per la ricerca di esplosivi, due Weimaraner; un altro Pastore Tedesco, un grosso maschio, fu scelto per l'attacco e la difesa personale. Un box l'avrei lasciato vuoto per eventuali altre specialità: sarebbe stato in seguito occupato dal mio Springer Spaniel, Furia, un cane assolutamente negato per la caccia, ma dal fiuto eccezionale, capace di seguire una pista e ritrovare persone scomparse solo a partire da un semplice oggetto appartenuto a chi dovesse rintracciare. Ma Furia sarebbe arrivato diversi anni dopo l'nizio dell'attività del distaccamento.
Il Questore mi aveva dato libertà di scelta anche sul personale, e scelsi uomini tra i più validi in forza nella Polizia di Stato delle varie province marchigiane: ogni uomo andava associato ad un cane, come suo conduttore, pertanto doveva essere non solo esperto nella stessa specialità a cui era destinato l'animale, ma doveva avere la pazienza di addestrare e curare il proprio cane come fosse un figlio o una parte di se stesso. Avevo qualche perplessità a proporre all'Ispettore Santinelli di essere il mio vice: di solito c'è qualche difficoltà ad accettare di essere subordinati ad una persona di cui uno è stato superiore, ma l'Ispettore accettò di buon grado, vuoi per la sua passione per i cani, vuoi forse per una passione anche per me, ma che non avrei mai condiviso.
All'inizio dell'estate del 1997 eravamo finalmente pronti a partire. L'inaugurazione del distaccamento avvenne in presenza di importanti autorità: erano presenti il Prefetto, i Sindaci di Ancona e di Falconara Marittima, diversi funzionari del Ministero degli Interni. Al termine della nostra dimostrazione del lavoro con i cani, in azioni simulate di ricerca di droga, di esplosivi e di azioni mirate a bloccare malviventi, la giornata si concluse con una stupenda esibizione delle Frecce Tricolori. Con mio grande rammarico, unica nota triste della giornata, appresi che quello era l'ultimo avvenimento pubblico a cui partecipava il Questore Ianniello, che era ormai prossimo al pensionamento.
Così, a neanche 26 anni, avevo un incarico di responsabilità e di mia grande soddisfazione: sicuramente il sostegno di Stefano, sia come medico dei nostri cani, sia come consueto amico, non venne mai meno. Tutti i cani che avevo scelto lavoravano egregiamente; l'unico di cui mi dovetti pentire fu il Rottweiler. Stefano mi aveva avvertito: "Per tenere a freno la folla, i tifosi allo stadio o i manifestanti in piazza, hai bisogno di cani che facciano scena, che incutano timore in chi li ha di fronte, ma che non procurino lesioni personali. Il Rottweiler è un traditore: sembra un bonaccione, è lì buono e seduto che ti guarda, sembra non curarsi neanche di te, ma come gli capiti a tiro, senza neanche avvertirti con un ringhio, è capace di sbranarti vivo. La forza delle sue mascelle è superiore a quella di qualsiasi altra razza di cani: misurata con il dinamometro, la forza del suo morso arriva a 230 Kg, contro gli 80 Kg del Pastore Tedesco e i 120 Kg del Mastino Napoletano. Praticamente una macchina da guerra: non ti fidare di lui!". Con mio rammarico, dopo che Thor, questo era il nome che gli avevamo dato, fece qualche brutto scherzo in addestramento ai danni del suo conduttore, dovetti decidermi a riformarlo. Di solito un cane viene riformato al termine della sua carriera, perché ormai è troppo anziano a svolgere le sue funzioni: nella maggior parte dei casi, il conduttore, che ormai ha un rapporto particolare con il cane, lo adotta e lo mantiene a casa sua, in considerazione del fatto che è un animale che ha ancora qualche anno di vita avanti a sé. Se ciò non avviene il cane riformato viene sottoposto ad eutanasia, anche perché non è pensabile che cani così addestrati vadano a finire in mani di persone non fidate, magari proprio di quei delinquenti che fino a qualche giorno prima ci aiutavano a combattere. Sapevo che la fine di Thor sarebbe stata l'iniezione letale e non riuscivo a darmi pace: ma guardavo il suo conduttore con un braccio ancora fasciato e non potevo assolutamente assumermi la responsabilità che ciò accadesse di nuovo. Thor fu presto sostituito da un altro Pastore Tedesco, questa volta scelto da me in un allevamento locale: l'avrei tirato su da cucciolo e l'avrei addestrato io stessa fino al momento di assegnarlo ad un conduttore. "

venerdì 18 dicembre 2009

La sovrintendente Caterina Ruggeri



MARZO 1995
Caterina, promossa sovrintendente, aiuta l'ispettore Santinelli nelle indagini su traffici internazionali di cani. Riesce a scoprire una grossa partita di droga in transito per il porto di Ancona e destinata in Germania, infilata nel sottocute di un centinaio di cani per mezzo di un sofisticato intervento chirurgico. Si guadagnerà il plauso del questore, la promozione a Ispettore capo e il futuro incarico di responsabile del costituendo distaccamento cinofili.
"
Il camion, motrice e rimorchio, proveniva dalla Turchia ed aveva come destinazione finale Hannover: dai documenti di trasporto risultava che avrebbe dovuto trasportare solo cavalli destinati alla macellazione. Cercando di farmi capire in lingua inglese dall'autista greco, riuscii a carpirgli l'informazione che trasportava anche qualche cane in mezzo ai cavalli: mi mostrò alcuni certificati sanitari attestanti la vaccinazione antirabbica e altre vaccinazioni, ma scritti in greco mi dicevano veramente poco. L'autista asseriva che c'erano una quarantina di cani a bordo, mentre nel fax che ci era arrivato in centrale gli animalisti ce ne segnalavano almeno un centinaio. Volevo far sbarcare il camion per controllarlo accuratamente e con calma, ma il Capitano della nave si continuava ad opporre: avevo bisogno di un'escamotage. Presi il cellulare e, anche se a quei tempi le tariffe di telefonia mobile fossero ancora molto salate, chiamai Stefano, che mi diede una bella dritta: "Se gli animali sono in viaggio da più di 24 ore, per il loro benessere e per le vigenti leggi internazionali, devono essere abbeverati, alimentati e fatti riposare: quindi imponiti sul capitano e fai sbarcare il TIR. Vedrai che il tipo non potrà rifiutarsi, pena la perdita del suo bel posto di lavoro!" Il capitano minacciò che avrebbe protestato ufficialmente ma alla fine fece sbarcare il camion: al suo interno c'erano pochi cavalli e tantissimi cani. Chiamai immediatamente l'ispettore Santinelli e il magistrato di turno, perché avevo intenzione di porre sotto sequestro l'intero carico di animali: superando la riluttanza del collega e del magistrato, che erano veramente inquieti, in quanto si sarebbe dovuto trovare un posto per sistemare in maniera adeguata tutti questi animali, ottenni ciò che volevo. Quando potei finalmente controllare questi cani, 102 all'appello finale, quello che più colpiva è che erano tutti cani di media taglia, tutti meticci e presentavano delle groppe dalla muscolatura piuttosto prominente: "Perché no? - pensai tra me e me - hanno trovato un modo per contrabbandare qualcosa infilandola chirurgicamente nel sottocute di questi poveri animali! Ma come faccio a spiegarlo ai miei superiori?". Con l'aiuto preziosissimo del cugino Veterinario, feci sistemare i cavalli in una stalla di un suo amico e i cani in un bellissimo canile moderno e appena finito di costruire, che lui seguiva dal punto di vista sanitario. Il canile era dotato di un'attrezzatissima infermeria, dove Stefano eseguiva degli interventi di pronto soccorso su cani feriti; c'era in dotazione anche un'ecografo, più che altro per diagnosticare le gravidanze sulle cagne ospitate. Se volevamo scoprire qualcosa, bisognava farlo in fretta, perché già si stavano muovendo avvocati di fama internazionale per ottenere il dissequestro degli animali, e ciò faceva aumentare ancor di più i miei sospetti sul fatto che c'era sotto qualcosa di veramente interessante; inoltre anche il collega Carli stava facendo fuoco e fiamme perché avevamo invaso il terreno di sua competenza e il tipo vantava conoscenze importanti nelle alte sfere, addirittura al Ministero degli Interni. "Proviamo a fare qualche ecografia alle groppe di questi cani." mi disse Stefano, mentre carezzava la testa di una di quelle simpatiche bestiole. Non appena tosò il pelo del primo cane, si accorse che l'animale presentava una cicatrice perfettamente lineare su ognuno dei due lati a fianco della colonna vertebrale lombare: "Sono cicatrici perfette, non sembrano tagli chirurgici perché non ci sono i segni trasversali dei punti di sutura; ma se uno sa fare bene il mestiere, facendo una particolare sutura sottocutanea, si ottengono delle cicatrici estetiche tipo queste. Io stesso non saprei fare di meglio." Poi mise la sonda dell'ecografo sulla parte:"C'è una densità veramente anomala del tessuto sottocutaneo: direi di portare alcuni di questi cani in sala chirurgica e vedere che cosa c'è sotto questi tagli." Messo in anestesia il cane che aveva sotto mano, preparò chirurgicamente la parte e tagliò esattamente sopra la cicatrice: sporco di sangue, estrasse un involucro ben sigillato che in trasparenza mostrava una polvere bianca, che sicuramente non era né farina, né zucchero: "Droga, evidentemente." osservai "Con tutta probabilità cocaina o eroina, proveniente dall'Afghanistan e destinata in Germania attraverso la Turchia: hanno inventato un bel trucco, ma secondo me qualcuno di mia conoscenza glielo ha suggerito. I cani antidroga sentono solo l'odore di altri loro simili e la droga in dogana non viene certo scoperta. L'intervento chirurgico viene effettuato ad opera d'arte alla partenza, aspettano che le ferite cicatrizzino e il pelo degli animali ricresca: ma poi probabilmente all'arrivo questi animali vengono massacrati, probabilmente uccisi, per tirarne fuori il prezioso contenuto. Un vero schifo!"

domenica 13 dicembre 2009

Agente scelto Caterina Ruggeri



GIUGNO 1992
Caterina, terminata la scuola di addestramento a Roma, viene presa in forza dalla questura di Ancona come Agente scelto. La scuola di addestramento è stata dura, ma Caterina ha imparato a sparare con precisione, a conoscere gli esplosivi e a cavarsela egregiamente nella difesa personale. Ma quello che più le è piaciuto è stata la possibilità di lavorare con i cani della Polizia di Stato e della Protezione Civile nei centri di Nettuno, vicino Roma, e di Castiglione del Lago, sul Lago Trasimeno.
"La carriera non sarebbe stata facile come credevo. Passò un po' di tempo prima che mi chiamassero e nel frattempo mi ero iscritta alla facoltà di Giurisprudenza a Macerata, entusiasmandomi per tutto ciò che riguardasse la criminologia. Non feci in tempo a fare neanche un esame, perchè mi chiamarano per entare nella scuola di addestramento della Polizia di Stato a Roma; a quei tempi non erano molte le donne che decidevano di fare la carriera in Polizia. La scuola aveva la durata di un anno ed era veramente dura, ma io mi distinsi sia nell'addestramento antiterrorismo, sia nel lavoro con i cani. Al poligono di tiro ero una delle migliori, ma chi mi vedeva lavorare con i cani, sia che fossero antidroga, sia che fossero antisommossa, sia che fossero quelli addestrati alla difesa personale, poteva dire che io e il cane che conducevo senbravamo un tutt'uno per come lavoravamo insieme. Chiaramente, in mezzo a tutti quegli uomini, non vi dico quali e quanti fossero i commenti sul mio aspetto fisico! Uscii dalla scuola di addestramento con la qualifica di Agente scelto e fui assegnata alla Questura di Ancona. Arrivata lì, sembrava che a nessuno fregasse qualcosa delle mie capacità e della mia abilità con i cani; per lungo tempo lavorai a bordo delle volanti per le strade della città, a fare posti di blocco e ad arrestare ubriachi, drogati e prostitute. Tutto sommato non era quello il lavoro che mi aspettavo, inoltre quando finivo il turno ero talmente esausta che era impensabile mettersi sopra i libri per riprendere lo studio e fare qualche esame all'Università. Ma non abbassavo la guardia: cercavo l'occasione per dimostrare ai miei superiori le mie vere capacità. Dopo un paio di anni di servizio l'avanzamento di carriera a sovrintendente era automatico e potei finalmente fare da partner ai colleghi ispettori in qualche indagine. D'altro canto, la ventilata idea del gruppo cinofilo dipendente dalla questura di Ancona era stata monopolizzata da un collega distaccato al Porto, dove faceva i porci comodi suoi, facendo fiutare all'unico Pastore Tedesco assegnatogli qualche turista di passaggio e sfilando a qualcuno qualche grammo di droga dalle mutande. Ma la droga vera, quella che sapevamo benissimo che transitava a chili attraverso il porto di Ancona, non riusciva a scoprirla."

giovedì 10 dicembre 2009

Caterina a 19 anni

OTTOBRE 1990
Caterina sta per compiere 19 anni, si è diplomata a pieni voti alle scuole superiori ed ha intenzione di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza a Macerata, quando un'altra tragedia sconvolge la sua giovane vita: il suicidio del padre.
"Avevo quasi 19 anni quando, in un tiepido inizio di autunno, mio padre si uccise sparandosi un colpo alla tempia con una pistola che custodiva gelosamente e di cui io non sapevo neanche l'esistenza. La sua vita era stata segnata da quella tragedia avvenuta circa dodici anni prima in cui rimase ucciso il mio fratellino di circa 3 anni; a mio padre la domenica piaceva cucinare, preparava la brace nel caminetto e ci cuoceva di tutto, spiedini, salsicce, verdure gratinate, polli allo spiedo. Quel giorno aveva acceso il fuoco e preparato la graticola sul tavolo: Alfonso per gioco prese la graticola e si mise a correre per la stanza con quell'oggetto in mano. Cercando di scongiurare un pericolo, mio padre lo rincorse, lui inciampò e cadde a terra, la graticola volò in aria e ricadde sulla nuca del povero fratellino; una punta metallica trovò giusto lo spazio tra due vertebre cervicali, infilandosi nel midollo spinale e provocando la morte immediata del piccolo. Il papà non si dette mai pace per questo episodio; insieme a mia madre decise di fare un altro figlio per compensare la perdita e nacquero i due gemelli. Il fatto di chiamare di nuovo Alfonso il maschio forse non fu una brillante idea, perché ogni volta che i miei pronunciavano il suo nome ritornava loro in mente la tragedia. Col passare del tempo, sentivo i miei genitori litigare sempre più spesso: mia madre ogni volta gli faceva pesare la sua responsabilità riguardo la morte del bambino, così mio padre andò incontro alla depressione, cominciò delle sedute di psicoterapia, il terapeuta lo imbottì di psicofarmaci e alla fine giunse al suicidio. Sentii quello strano forte rumore provenire dal suo studio e non rendendomi conto di cosa fosse, andai di corsa verso lo studio di mio padre con un brutto presentimento e lo vidi accasciato sulla scrivania: accanto a lui un laconico biglietto con scritto "perdonatemi". Non riuscii a versare una lacrima, mia madre non sembrava neanche troppo dispiaciuta del fatto, forse la prese come una liberazione. Fatto sta che avevo bisogno in quel momento di parlare con qualcuno che mi comprendesse. Stefano aveva aperto ormai da quattro anni un piccolo ambulatorio in periferia e si era fatto già un buon nome in zona come Veterinario: andai lì verso l'ora di chiusura e aspettai pazientemente che uscisse l'ultimo cliente.
Solo tra le sue braccia riuscii finalmente a dare sfogo a tutte le mie lacrime: lui mi lasciò fare, tenendomi abbracciata e carezzandomi dolcemente i capelli. Quando il pianto si esaurì, mi resi conto che il mio trucco con le lacrime si era completamente trasferito sul suo lindo camice bianco, formando una bella macchia violacea, ma sembrava che questo non lo preoccupasse. Gli dissi: "Ho sofferto troppo in questi ultimi anni, ho visto troppo male intorno a me e vorrei rimediare cercando di fare un lavoro che serva a qualcuno e nello stesso tempo possa darmi soddisfazione personale. Dammi tu un consiglio!" Lui mi sorrise e finì di asciugare le mie lacrime con un gesto estremamente dolce: "Ti sei diplomata da poco con il massimo dei voti all'Istituto Tecnico Femminile con indirizzo Scienze Sociali, hai una buona conoscienza di psicologia e sociologia, in più adori gli animali, i cani in particolare. Un mio amico, che è sovrintendente in Polizia, mi ha detto giusto qualche giorno fa che è in cantiere un progetto di realizzare un gruppo cinofilo della Polizia di Stato dipendente dalla Questura di Ancona."

sabato 5 dicembre 2009

La giovane Caterina Ruggeri

Estate 1986
Caterina ha 14 anni, ne compirà 15 nel Novenbre successivo.
Sta diventando molto bella, ma non si lega a nessun ragazzo, sia perché pensa sempre a Stefano, che è lontano dalla sua città, in quanto sta facendo la specializzazione in Malattie dei Piccoli Animali a Pisa, sia per la situazione familiare, in cui vede i propri genitori coinvolti in litigi sempre più frequenti. Inoltre il padre ha grossi sensi di colpa per la morte del piccolo Alfonso, avvenuta 8 anni prima in un incidente domestico, e va incontro alla depressione. Caterina si rifugia nello studio: ha fatto il primo anno dell'Istituto Tecnico Femminile a indirizzo Socio-Sanitario, ed è stata promossa con ottimi voti. Durante l'estate andrà a trovare qualche giorno Stefano a Pisa e con lui farà un bel giro per la Toscana. Una passeggiata sul lungarno a Firenze in una calda sera di fine Luglio sarà uno dei momenti più romantici fra loro due: mentre guardano la luna specchiarsi sull'Arno da Ponte Vecchio, si uniranno in un tenero abbraccio, ma non andranno oltre. Caterina, tornando a casa, con il cuore colmo di gioia, si troverà davanti ai genitori nel mezzo di un furioso litigio: non può capire come due persone che sono state insieme per più di venti anni possano riuscire a trattarsi in quella maniera e decide che lei mai e poi mai si sposerà.
"Quando mia madre mi chiamò, dicendomi che c'era mio cugino Stefano al telefono che voleva parlarmi, mi precipitai all'apparecchio col cuore in gola. "Ciao, Caterina: ho fatto l'esame del secondo anno di Specializzazione e ho qualche giorno di vacanza prima di iniziare il tirocinio di due mesi nella clinica universitaria; poi a Ottobre dovrò presentare la mia tesi di Specializzazione, quindi per me si preannuncia un'estate piuttosto impegnativa! Perché non mi raggiungi qui a Pisa e facciamo un bel giretto in Toscana? Una bella vacanzetta farà sicuramente bene a entrambi, a te per distrarti un po' dalla tua situazione familiare, e a me per riposarmi qualche giorno dalle fatiche dello studio!" Chiesi il permesso ai miei, che non fecero alcun problema, in quanto si fidavano ciecamente di Stefano, presi il treno e raggiunsi Pisa. Trovai Stefano ad aspettarmi nell'atrio della stazione: mi prese cortesemente il borsone e salimmo a bordo della sua auto, una Citroen 2CV, con la qule avremmo girato la Toscana nei giorni successivi, pernottando in ostelli o ospitati presso suoi amici conosciuti all'Università. Visitammo delle bellissime città: Pisa stessa, San Gimignano, Siena, Arezzo, facemmo un'escursione sull'Appennino Tosco-Emiliano (per non dimenticare la nostra passione per la montagna) e alla fine giungemmo a Firenze, dove ci ospitò suo fratello, che era iscritto ad Architettura, ma tutto faceva tranne che studiare. L'ultima sera, dopo cena, facemmo una passeggiata a piedi per Firenze: era caldo e io ero piuttosto stanca. Camminammo sul Lungarno fino a raggiungere Ponte Vecchio: era una splendida serata, la luna quasi piena in cielo si rispecchiava sul fiume e lo spettacolo era veramente romantico. Approfittando della stanchezza, mi appoggiai a lui, passandogli un braccio intorno al collo: lui, in risposta prese delicatamente la mia mano che era sopra la sua spalla, carezzandola un po'. Rimanemmo così, in silenzio, vicini e abbracciati, guardando il paesaggio fiorentino. Mi aspettavo un bacio, che però Stefano stavolta non ebbe il coraggio di darmi: avrei voluto che quel momento non finisse mai, sarei voluta rimanere lì così per sempre. E invece il mattino seguente Stefano mi riaccompagnò alla stazione di Firenze a prendere il treno per il ritorno. La breve vacanza era terminata, ma io pensavo ancora a quell'abbraccio della sera precedente e sentivo ancora la sua mano che sfiorava la mia e avevo il cuore colmo di gioia: com'ero innamorata! Ma quando giunsi a casa, trovai mio padre e mia madre che stavano litigando furiosamente e questo spense tutta la poesia che si era creata dentro di me. Com'è possibile, pensai, che due persone che si sono amate, che hanno condiviso la loro vita per oltre venti anni, arrivino a trattarsi così? Decisi che sicuramente il matrimonio non faceva per me!"